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Mi chiamo Paolo Romano. Sono pittore e scenografo. Successivamente abilitato all'insegnamento, oggi sono un docente di discipline geometriche, architettoniche, scenografiche, design, ed altro ancora. 

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Questa Home Gallery nasce dalla volontà di offrire uno spazio espositivo aperto a diverse sensibilità artistiche.

Ha vocazione progressista e si esprime in sua virtù. Contempla il principio di uguaglianza, non come omologazione e appiattimento ma come condivisione delle differenze, delle diversità e delle pari opportunità, comprese quelle di pensiero, di opinione e posizionamento politico. Crede in questi principi e li difende.

Crede in una politicizzazione intesa come sostegno attivo delle proprie idee. Non crede invece in una politicizzazione intesa come appartenenza partitica e in forme di squadrismo che valutino, selezionino e discriminino le persone in base al loro voto. Il progressismo non può avere partito, sebbene auspichi che le sue istanze si realizzino in ambito parlamentare, e deve essere pronto a far sentire la propria voce, dal basso, quando l'emiciclo tace.

Crede che il rispetto delle diversità, come valore fondante di una collettività armoniosa e felice, debba essere protetto con forza, in difesa di chi è rimasto indietro e delle minoranze. È quindi giusto difendere il popolo, accogliere ed integrare.

Non crede in chi contrasta la libertà  dell'altro e le diversità.

Crede che la xenofobia sia un'antropologica paura di ciò che è sconosciuto, e che solo conoscendo l'altro si possa superare la paura che il suo esserci sconosciuto genera in noi. La conoscenza è l'antidoto alla xenofobia. Ergo, la xenofobia è il risultato della non conoscenza, l'ignoranza.

Crede pertanto che la conoscenza innalzi la coscienza del singolo verso la sacralità collettiva, anche attraverso la cultura e la curiosità per il mondo. Essere progressisti significa difendere anche la scuola e gli insegnanti.

Crede nell'uguaglianza e nel rispetto dei diritti del lavoratore, nella meraviglia della molteplicità identitaria e nell'incontro tra culture.

Desidera quindi soffermarsi su tematiche esistenzialiste e concernenti l'intrinsecità della natura umana, anche attraverso temi forti, intimisti, spirituali, affettivo-emozionali, pur concernenti disagio e sofferenza. La sacralità dell'essere.

Crede nel valore della libertà dell'individuo e del suo raccontarsi, anche per mezzo dell'arte. D'altro canto l'arte non esisterebbe se non fosse libera.

Crede quindi che l'arte debba rigettare ogni forma di utilitarismo e, nel contempo, rifuggire l'ipocrisia per la quale tutto possa essere indistintamente arte. Questa, quando è sincera ed onesta, è sempre misteriosamente riconoscibile e lo spettatore la riscopre 'reiterandola' in se stesso.

Non crede che l'arte possa assoggettarsi alle mode. Che debba inchinarsi alle richieste delle convenzioni socio-culturali e che debba aderire al pensiero unico dominante. Deve, al contrario, essere disponibile a linguaggi anticonvenzionali, informali e inusuali. Crede che tra artisti noti e meno noti, dunque, non vi sia distinzione, e che il denaro non debba essere 'il fine', ma un mero sistema di sovvenzionamento, un mezzo.

Crede che l'arte debba essere coraggiosa e dire quel che pensa. Un'arte sincera è inevitabilmente inedita, autentica. Dunque innovativa. E come tutto ciò che è nuovo, è qualitativamente importante, sacro. E il sacro merita sempre ascolto.

Nel rapporto tra arte e mercato, la situazione italiana è inverosimilmente disattenta alla pluralità della libertà espressiva. Non a caso, da tempo, l'arte sta emigrando in altri luoghi, come le case delle persone comuni. Come questa HomeGallery.

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il nome

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Abbiamo bisogno di follia. Di irrazionale. 

Oggi l’irrazionale non gode di buona fama, perché è il contrario di ‘razionale’, e quest’ultimo lo si considera generatore di ordine. Il primo invece è considerato l'origine dei soli istinti più bassi e distruttivi. 

Eppure la razionalità non ci ha elargito cose belle. L’industrializzazione sollevò il dramma dell’alienazione dell’uomo moderno. La scienza la bomba atomica. Le ‘logiche’ economiche le differenze sociali, povertà, ‘crisi’. 

Com'è possibile? Semplice. Commettiamo l’errore di collocare questi due termini in una dicotomia razionale = sentimenti buoni / irrazionale = sentimenti cattivi. È invece sufficiente conoscere la struttura della mente per cogliere l’inesattezza di questo assioma. Con gli studi di D. Goleman possiamo infatti dedurre che il razionale (neocorteccia) è ‘luogo neutro’, orizzontale e profano, responsabile del pensiero e della logica. Esso è subordinato all’irrazionale (sistema limbico), luogo che invece contiene ‘paradiso’ e ’inferno’, verticale e sacro. Il primo è governato dal secondo, sembra assurdo ma è così. Le nostre scelte consapevoli sono sempre attivate da un istinto. La nostra autodeterminazione è dettata da una ragione sentimentale, senza la quale non percepiremmo nemmeno la gravità di una palla al piede. Eliminare il sistema limbico significherebbe morire interiormente e vanificare i moventi del pensiero razionale, e dello stesso vivere. L’unica strada è diseducare l’irrazionale all’inferno, ed educarlo al paradiso. La follia buona è l’unica salvezza possibile. 

Questo basterebbe a spiegare il perché del nome Folie. Tuttavia: 

- La follia creatrice è la sacra magia delle più alte aspirazioni umane. Il sublime, la gioia, la felicità. È l’incanto di chi rimira i fuochi d’artificio (Kerouac). Testimonia la meraviglia dell’irrazionale, dell‘ineffabile, del caos. È una misteriosa Momo che lotta contro uomini grigi ingordi di tempo. 

- Mitigarla significa spegnerla. Più è libera e più è alta. 

- Se deve essere libera non può avere confini e regole. Deve oltrepassare le convenzioni e gli stereotipi. 

- Lo stereotipo è il ‘già conosciuto’. La follia deve transitare ciò che è sconosciuto, inedito. Tuffarsi nell’ignoto. Nell’imprevedibile. Nel mistero. 

- La follia si concretizza nel gesto artistico, 'succube’ di una dimensione interiore straordinaria: il corpo diventa veicolo di passaggio di una forza irrazionale, misteriosa e seduttiva. Questo ci conduce verso l’insondabile, l’ineffabile. 

- Superare stereotipi, buttarsi nell’inconoscibile e accettarne la dimensione ineffabile comporta il superamento del contingente, verso l’evoluzione, il cammino, la crescita, l’utopia. 

- Oltrepassare gli stereotipi rende la moda un disvalore. Il folle è controcorrente ove opportuno, rigetta ignoranza e pregiudizi. Questo può a sua volta comportare isolamento, diversità, alienazione. 

- Questa altitudine della sacra follia conduce verso un selciato che va dal singolo alla collettività. L’utopia di un mondo migliore. Coesione significa accettazione delle differenze, integrazione, dunque difesa degli ultimi, uguaglianza e progressismo. 

- Se il sacro è un’elevazione qualitativa, che in quanto tale rimane impressa nella memoria, e la follia è il sentimento con cui esperire questo innalzamento, allora memoria e sentimento diventano storia, passata e futura, diventano conoscenza e istruzione (scuola), diventano verità. 

- Attraversare l’inconoscibile, l’ineffabile, a costo di essere controcorrente, al di fuori delle convenzioni, come percorso evolutivo e di verità, ci porta ad un’ultima considerazione: l’anticonformismo. Le apparenze sono sostanza, ma non sempre narrano ciò che contengono. Dunque possono essere depistanti, come le bugie ‘educate’ dei colletti bianchi. Va bene qualsiasi apparenza, purché se ne colga la reale sostanza. 

La Folie è un luogo di libertà, fuori da mode e convenzioni. Libertà d’opinione e pensiero. Di colori e gusti. È la casa di quella follia verso la quale non si deve storcere il naso. La Folie è la terra dell’inedito, dell’inconoscibile, dell’ineffabile. Transita un progresso pronto a sconfessare ogni ipocrisia illuminista e a tuffarsi nella folle sregolatezza romantica. L’anticonformista ‘alieno’ qui non è uno ‘sfigato’ (mai termine fu più fascista) ma l’illuminato principe del progressismo. Nella Folie si esercita la ricerca della verità, dell’ontologia, della sostanza. Chi entra nella Folie, dunque, è obbligato ad una sola cosa: travalicare gli schemi della propria mente, senza paura.

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altre riflessioni

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Legame tra spazio abitativo e spazio espositivo. (prossimamente).

Come aprire una Home Gallery. Consigli del tutto personali. (prossimamente)

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La Folie si trova nel quartiere TorPignattara. 

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